Recensione di Antonio Esposito
Il pregio di questa immagine è l' immediatezza in cui l' autore vuole condurci nel mondo del "linguaggio" fotografico tramite il quale vuole riportarci nell'atmosfera degli anni 1970-80 periodo delle famose pellicole BN (pur utilizzando il digitale) per darci il piacere di assaporare una fotografia che fa parte del nostro bagaglio visivo e di memoria. Infatti come è ben noto, in origine la fotografia era vista come puro mezzo meccanico in grado di produrre una impronta della realtà. Con la fotografia si possono comunicare concetti, idee, emozioni, si può raccontare e si può fare della poesia.
Osservando con attenzione questa foto, sembra condurre lo sguardo (uno dei nostri sensi) ad una visione (previa pulizia di una serie di abitudini visive) potenziale da far ritrovare la consapevolezza di quanto sia ricco (e poco utilizzato) il nostro sguardo, strumento principale dei nostri atti fotografici.
Reviewed by Antonio Esposito
translated by Roby Buttura
The quality of this image is the immediacy with which the author wants to lead us into the world of the "language" of photography, through which he wants to bring us back to the atmosphere of the years 1970-80, the period of the famous films WB (even if digital) to give us the pleasure to enjoy a photo that is part of our visual knowledge and memory. In fact, as well known, originally, photography was seen as pure mechanical mean able to produce an impression of reality. With photography you can communicate concepts, ideas, emotions; you can tell and you can make poetry.
If we look closely at this photo, it seems to lead the eye (one of our senses) to a vision (after cleaning up a series of Visualhabits) potentially capable to regain an awareness of how rich and underused is our sight, the main tool of our acts.