Commento/Comment
Scatto penetrante come il pensiero della tua didascalia
grazie a Sala, grazie Tisocco , grazie Ale il tuo commento è chiaro e penso che tanti di certo la pensano come te, rimango sempre sorpreso per le cose meravigliose che riesce a fare internet e tutti questi social network quando vengono utilizzati in modo positivo e costruttivo, senz'altro ogni comment è sempre una sorta di privilegio al lavoro fotografico umano che vuole essere solo visto attraverso l'schermo e quando vedi il messaggio sorpassare ogni frontiera, rimani seduto a leggere ogni commento e soddisfatto di sapere che no sei solo che ci sono delle persone che con certezza faranno di tutto per iniziare a creare un mondo meglio per tutti, come sempre grazie a tutti e hasta la vista................................
grande scatto ..accompagnato dalla tua profonda didascalia...bravo
...dirti bravo sarebbe poco: questa foto è di più della sintesi armonica "immagine reale-significato"
dove, normalmente, l'osservatore viene attratto "dentro" dalla sua curiosità estetica...verso il "bello" o il "particolare"!
Tu viceversa con questa "Pobreza y soledad" ribalti il verso di quel flusso e, controcorrente, rifletti l'anima "in ombra" dell'osservatore,...
gli rigiri una scomodissima realtà...quella che lui vede ogni giorno, dovunque si trovi (purtroppo)...
e lo costringi a soffermarvisi con lo sguardo, a fare i conti con la sua coscienza:
non può girare lo sguardo verso un'altra scena vicina o sul titolo di un giornale esposto...
...nè può giustificarsi con la "solita" fretta...
non ha alibi...è seduto da solo, nella semioscurità, davanti al suo PC e "sfoglia" le pagine di FPDI!
deve soffermarsi e prendere atto, deve "ascoltare" le sofferenze di una vita di sopravvivenza e di stenti...
...in silenzio...da solo! Qui non c'è l'urlo della protesta dei (purtroppo tantissimi) "senza-lavoro"...qui non c'è la TV coi suoi reportage...
...qui c'è la povertà di una barbona, di chi, un pò per scelta ma certamente anche per colpa della società, è rimasta senza un letto dove dormire...
una povertà che, come tu sottilmente denunci nel sottotitolo, è l'effetto dell'avarizia...
il termine "avarizia" è in genere attribuito alla caratteristica del "singolo" uomo che, meschinamente, vive solo per accumulare e venerare il dio-denaro,
ma io, in questa parola, ritrovo (per l'idea che mi sono fatta di te) soprattutto l'aberrazione della società che fatica a liberarsi della struttura "capitalistica",
dei suoi gap-sociali, che "fa" elemosina e solidarietà...ma che riproducendo sempre il suo stesso modello, non diventa mai realmente e profondamente solidale!
Un'ultima riflessione sul concetto di spazio antropizzato...sulla città: se questa immagine fosse ambientata in un bosco, se al posto della panchina
ci fosse stato un letto di foglie su un ramo...forse sarebbe risultata più "in armonia"...più coerente! Qui invece c'è la contraddizione dell'uso "promiscuo"
della panchina, da arredo pubblico per il riposo dei passanti a "giaciglio" di fortuna...probabilmente, di giorno, qualche vigile costringerà la povera donna a
spostarsi per garantire il servizio pubblico della "sosta" offerto alla cittadinanza. Questa è la miopia delle regole dettate dalla società del ns "vivere civile":
che si tratti di una panchina pubblica o del diritto ad avere un lavoro, chi non "ha" diventa necessariamente un trasgressore o un emarginato!
Nella speranza di non aver deviato il senso autentico del tuo "scatto"...e scusandomi, con gli altri, per la lunghezza del commento...ti saluto al solito modo:
Hasta la vista!
La pura verità! Bravo!
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